lunedì 24 giugno 2013

Iran, ecco perché le elezioni sono state una farsa








Il più grande raduno mondiale di iraniani in esilio, seicento dignitari politici tra cui Zapatero, Giuliani, Betancourt, oltre a legislatori e giuristi che rappresentano un ampio spettro di tendenze politiche provenienti da 47 paesi in tutto il mondo
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Due giorni fa nei pressi di Parigi si è levata una voce contro le elezioni di Teheran: “Elezioni una farsa di regime, il nuovo presidente illegittimo, l’unica opzione è quella di rovesciare il regime e il movimento del supporto Maryam Rajavi
”.
Dal meeting è emersa la consapevolezza che il nuovo presidente del regime è un funzionario “della macchina del regime di guerra e della repressione”, ma allo stesso tempo adesso occorre “attenzione verso gli Stati Uniti e l’Onu per la sicurezza dell’opposizione iraniana
”.
Il raduno ha condannato con la massima fermezza il terzo attacco missilistico contro profughi inermi residenti in un carcere dell’entroterra. Un attacco che ha causato due morti e settanta feriti, ma l’assalto sarebbe stato effettuato dal terrorista Qods e con il sostegno del primo ministro iracheno Nouri al-Maliki
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I relatori hanno invitato il governo degli Stati Uniti, le Nazioni Unite, l’Unione europea e il Parlamento europeo a garantire i diritti dei residenti indifesi di Ashraf e Liberty, e, in particolare, garantire la loro sicurezza. Hanno sottolineato che l’unico modo per evitare il ripetersi di questa tragedia è di tornare temporaneamente ad Ashraf dove potrebbero essere gradualmente reinsediati in paesi terzi
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Resistenza
Ma il nodo è anche un altro: l’unico modo per liberare il Paese dal regime che ha minacciato la pace e la sicurezza in tutto il mondo, soprattutto in Medio Oriente, è un cambiamento netto per mano del popolo iraniano e del loro movimento di resistenza organizzata. Per questo hanno inneggiato all’apporto della signora Maryam Rajavi, Presidente eletta della Resistenza Iraniana, per i suoi dieci punti programmatici per l’instaurazione della democrazia e della libertà in Iran
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Così dal meeting si è levata la richiesta che il movimento venga ufficialmente riconosciuto. Un attacco è partito all’azione del Segretario generale delle Nazioni Unite Rappresentante Speciale in Iraq, Martin Kobler, che secondo il Meeting parigino avrebbe avallato le azioni intraprese contro i profughi



L’editto di Rajavi
Maryam Rajavi, Presidente eletto del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), è stato il relatore principale. E ha descritto le urne iraniane come una chiara testimonianza della fase finale del regime, prima di essere rovesciato e ha osservato: “Anche se Khamenei ha eliminato Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, che è stato determinante nel portarlo al potere, tra avallare Hassan Rowhani e le rivolte popolari ha scelto la prima
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Diverse ore prima di annunciare il risultato delle elezioni, Khamenei ha cercato di nascondere la sua sconfitta, attaccando Liberty e uccidendone i combattenti nel tentativo di mettere in guardia il popolo iraniano”. Accuse precise a cui ha fatto seguito la considerazione che “il nuovo presidente del regime iraniano è un funzionario della macchina del regime di guerra e repressione
”.
Da qui l’invito della signora Rajavi al nuovo presidente dei mullah di acconsentire alle richieste immediate del popolo iraniano. Il riferimento è alla libertà di espressione e dei diritti umani,al rilascio dei prigionieri politici e al riconoscimento della libertà di partiti politici. Ma anche alla condanna per le aggressioni in Siria e in Iraq perché “se non si fermerà il programma di armi nucleari, non cambierà nulla in Iran
”.
Chi c’era: da Rudy Giuliani a Ingrid Betancourt
Al raduno francese sono intervenuti  alte personalità politiche e istituzionali provenienti da tutto il mondo tra cui: Rudy Giuliani, ex sindaco di New York; il generale James Jones, ex Consigliere della Sicurezza Nazionale del presidente Obama; una delegazione del Congresso degli Stati Uniti, Louis Freeh, ex direttore dell’FBI, Patrick Kennedy, ex membro della Camera dei Rappresentanti, James Conway, comandante del 34 ° Corpo dei Marines; Porter Goss, ex direttore della CIA; il Vicepresidente del Parlamento europeo Alejo Vidal-Quadras; Aude de Thuin, Fondatore e Presidente del Forum delle donne per l’Economia e società; David Amess, membro del Parlamento britannico; Horst Teltschik, membro dell’International Advisory Board del Council on Foreign Relations; Giulio Maria Terzi, ex Ministro degli Affari Esteri italiano, José Luis Rodríguez Zapatero, ex primo ministro della Spagna; Ingrid Betancourt, ex candidata alla presidenza della Colombia; Russ Hiebert, Membro del Parlamento canadese; il senatore ceco Yroumir Eschtetina, Membro del Comitato per gli affari africani; Sid Ahmed Ghozali, ex Primo Ministro d’Algeria; Najat Bubakr, Membro della Palestina Parlamento.

Twitter@FDepalo

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Hormozgan (Iran meridionale): 200 prigionieri in attesa di esecuzione

Iran Human Rights

Secondo Ali Olya, capo della magistratura di Hormozgan (Iran meridionale), circa 200 condannati a morte sono in attesa di esecuzione.

Ali Olya, parlando con i giornalisti, ha detto: “14 dei 297 condannati a morte a Hormozgan sono stati messi a morte lo scorso anno (calendario iraniano: 21 Marzo 2012- 20 marzo 2013.) e circa 200 condannati a morte sono in attesa che la loro condanna sia eseguita”. “La maggior parte di questi prigionieri sono condannati per droga o per omicidio”, ha aggiunto.

Nessuna delle 14 esecuzioni è stata annunciata da fonti ufficiali.

Secondo il rapporto annuale sulla pena di morte in Iran di Iran Human Rights (IHR), ci sono state 286 esecuzioni non annunciate o eseguite in segreto nel 2012 in 15 diverse prigioni. Tuttavia, le prigioni di Hormozgan non erano tra le carceri in cui sono avvenute esecuzioni che IHR è riuscita a confermare. Ciò indica che le esecuzioni che avvengono in segreto sono più diffuse ed i numeri sono molto più alti rispetto ai dati forniti dalle organizzazioni per i diritti umani

mercoledì 19 giugno 2013

Iran si qualifica ai Mondiali di calcio 2014. Ma le donne non possono partecipare ai festeggiamenti ufficial

Calcio, politica e diritti: l’altra sfida di Rouhani. Ieri la nazionale di calcio iraniana si è aggiudicata la qualificazione al Mondiale brasiliano del 2014, vincendo 1 a 0 contro la Corea del Sud. Grande festa per le strade di Tehran.
Qui una fotogallery dei festeggiamenti a Tehran.
Oggi alle 16 la nazionale di calcio sarà accolta allo Stadio Azadì (che in persiano vuol dire Libertà) di Tehran, per festeggiare la qualificazione alla Coppa del Mondo del 2014. Tuttavia, un comunicato emesso dalla FEDERCALCIO iraniana e diffuso lunedì dall’agenzia stampa Mehr, affiliata al Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza del regime, ha fatto sapere che le donne non saranno autorizzate a partecipare ai festeggiamenti presso lo stadio Azadì. (Fonte NCRI – Iran)
Intanto parte la mobilitazione sul web per protestare contro la decisione delle autorità iraniane. Qui, qui e qui i volantini di protesta che circolano sui social network, dove molti invitano le donne a recarsi allo stadio nonostante il divieto.
Sul fronte dei diritti delle donne, durante la sua campagna elettorale, il neo presidente eletto Rouhani ha dedicato ampio spazio e attenzione alle questioni relative ai diritti delle donne, promettendo di istituire un ministero per gli affari femminili e garantire la parità di genere, anche in relazione alle opportunità di lavoro.
Amnesty International ieri ha rilasciato un comunicato stampa, invitando il neo presidente Hassan Rouhani a mantenere le promesse sul
rispetto dei diritti umani.

sabato 15 giugno 2013

Attacco missilistico a Camp Liberti



  al Segretario Generale delle Nazioni Unite, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e il Segretario di Stato degli Stati Uniti per il ritorno immediato dei residenti di Campo Liberty ad Ashraf
 
CNRI .Campo Liberty, situato alla preferia di Baghdad è stato colpito con missili alle ore locale 13:15 con 6 morti, 27 feriti, di cui alcuni gravi 
il mondo non deve permettere che i dissidenti iraniani siano ammassati in un campo di prigionia chiamato Liberty, in quanto ciò sarebbe non solo contro ogni legge internazionale, ma contro ogni legge morale

domenica 9 giugno 2013

Iran, il ritorno della lapidazione per adulterio

Le persone e la dignita Corriere della Sera Amnesty International

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Il Consiglio dei guardiani, organo costituzionale iraniano non elettivo composto da 12 giuristi religiosi incaricato di vagliare tutta la legislazione per accertarne la compatibilità con la Costituzione e la legge islamica, ha reinserito la pena della lapidazione correggendo una bozza precedente del nuovo codice penale iraniano in cui la lapidazione, come pena esplicita per il reato di adulterio, era stata omessa.
Lo ha reso noto Iran Human Rights Italia, riprendendo una denuncia di Human Rights Watch.
Il 27 aprile l’agenzia di stampa semi-ufficiale Mehr aveva riferito che il Consiglio dei guardiani aveva terminato la revisione e la correzione della bozza del nuovo codice penale e che la normativa sarebbe presto entrata in vigore.
Il Consiglio dei guardiani aveva approvato una precedente versione della bozza del nuovo codice, ma alla fine dello scorso anno aveva deciso di apportarvi ulteriori modifiche prima dell’entrata in vigore.
La versione precedente proponeva l’abolizione delle disposizioni che prevedono la lapidazione a morte come pena per l’adulterio. Peraltro, quella versione avrebbe ancora permesso ai giudici di far riferimento a fonti religiose – tra cui la Sharia e le fatwa (editti religiosi) emesse dal clero sciita di alto rango – che potevano contemplare la lapidazione degli adulteri.
La bozza modificata identifica invece esplicitamente, di nuovo, la lapidazione come forma di punizione per le persone giudicate colpevoli di adulterio o di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio.
Il nuovo codice disciplina in modo articolato i casi in cui un’adultera o un adultero possano essere lapidati, impiccati o frustati.
Ai sensi dell’articolo 225, se il tribunale e il capo della magistratura stabiliscono che “non è possibile”, in un particolare caso, applicare la lapidazione, la persona può essere messa a morte con un altro metodo qualora le autorità abbiano provato il reato sulla base delle dichiarazioni rese da testimoni oculari o della confessione dell’imputato.
Il codice riveduto prevede anche che i tribunali che condannano gli imputati per adulterio sulla base della “conoscenza del giudice” (una dottrina notoriamente vaga e soggettiva che permette condanne in assenza di qualsiasi prova concreta) possono imporre la pena di 100 frustate al posto della lapidazione a morte. La pena per le persone giudicate colpevoli di fornicazione o di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, che coinvolgano una persona non sposata, è di 100 frustate.
In assenza di dati ufficiali, le organizzazioni per i diritti umani stimano che siano almeno 10 le persone, uomini e donne, attualmente in prigione e a rischio di esecuzione per lapidazione in base all’accusa di adulterio. Almeno 70 persone sono state messe a morte con la lapidazione in Iran dal 1980. L’ultimo caso noto si è verificato nel 2009.
Di questa ed altre questioni riguardanti la situazione dei diritti umani in Iran si parlerà questa sera a Roma, in un incontro con la scrittrice Sahar Delijani.

martedì 4 giugno 2013

Il 9 giugno a Roma Sahar Delijani, autrice de “L’albero dei fiori viola”, è ospite di IHR Italia


Sahar Delijani
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali in Iran, in programma il prossimo 14 giugno, l’associazione Iran Human Rights Italia Onlus in collaborazione con la libreria Tra le righe organizza l’evento “Libertà, diritti e democrazia nella Repubblica Islamica dell’Iran.”
Nel corso della serata Cristina Annunziata, vicepresidente di IHR Italia, intervisterà Sahar Delijani, autrice del libro L’albero dei fiori viola, suo primo romanzo, pubblicato in Italia da Rizzoli e uscito contemporaneamente in circa altri trenta paesi (ma la pubblicazione è in programma anche in altri 40). Il libro racconta un trentennio di storia iraniana, dagli anni successivi alla Rivoluzione del 1979 fino ai nostri, attraverso le vicende di varie famiglie separate dalla violenza e dal dolore, ma accomunate dalla speranza, dall’amore e dalla lotta per la libertà.
Sahar Delijani è nata 30 anni fa nel carcere di Evin a Teheran, dove i suoi genitori erano reclusi a causa della loro opposizione al regime islamico. E il suo romanzo comincia proprio in una cella di Evin, lo stesso carcere dove, attualmente, sono detenuti decine di prigionieri di coscienza.
La serata sarà quindi un’occasione per portare all’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica italiana le violazioni ai diritti umani commesse dal regime iraniano ai danni di operatori dell’informazione, dissidenti, sindacalisti indipendenti, esponenti di minoranze etniche e religiose, attivisti del movimento studentesco, avvocati. Violazioni che avvengono sin dalla nascita della Repubblica Islamica e intensificatesi negli anni che sono seguiti alle contestate elezioni presidenziali del giugno 2009. Alla vigilia delle nuove elezioni, in un paese fiaccato da una gravissima crisi economica causata soprattutto dalle sanzioni internazionali, il regime continua ad imbavagliare la stampa, ad eseguire ogni mese decine di sentenze capitali, a praticare in modo sistematico la tortura nelle carceri, ad intimidire con arresti arbitrari quei settori della società civile che chiedono un cambiamento. Tutto questo mentre, nel mondo, l’Iran fa notizia solo per quanto riguarda lo sviluppo del suo programma nucleare.
Far uscire dal cono d’ombra mediatico le vittime della repressione del regime è il solo modo per stare vicini a quanti, in Iran, continuano ogni giorno, pagando un prezzo altissimo, a lottare per la libertà e la democrazia.